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Le statistiche delle gemme artificiali

Le 4 statistiche delle gemme artificiali
Eccezione fatta per la durezza, nella quale troviamo un parametro ufficiale grazie alla scala di Mohs, la rarità non ha un coefficiente ufficiale, però possiamo analizzare i dati forniti da varie fonti.

Prendiamo, poichè molto attendibili, i dati forniti dalla Jewellers Foundation of America, che ogni anno elegge la gemma più rara in base alla quantità di grezzo estratto (per il 2009 è stata la bixbite, per il 2008 la benitoite). 

Ultima, ma per questo non meno importante, è la bellezza; caratteristica più complessa e forse meno decifrabile a causa della soggettività di alcuni elementi. 
Il concetto di bellezza nella gemmologia, è un insieme di fattori, alcuni tangibili alcuni intangibili; pensando al colore come al prodotto di indice di rifrazione, dispersione, brillantezza, fuoco e saturazione, sicuramente avremo un risultato tangibile, mentre se pensiamo alla moda di un determinato periodo storico (ad esempio l'acquamarina milky negli anni novanta) o alla possibilità di una maison famosa di influenzare il mercato tramite una grossa sponsorizzazione di un nuova gemma (vedi Tiffany con la tanzanite), troveremo forti problemi a ricavare un coefficiente.
A tutto questo potremmo ovviare tramite pietre di paragone proprio come avviene per il diamante, dove i campioni usati saranno quelle gemme di colore che noi già consideriamo preziose.
Quindi avremo dei colori più ricercati (magari con diversa tinta, tonalità e intensità), che probabilmente saranno più domandati, incontrando, di conseguenza un'offerta adeguata e ormai ben consolidata; potremmo dedurre che alcuni colori incontrano molti più consensi rispetto ad altri. 
Dopo aver analizzato le suddette proprietà, necessitiamo di un ulteriore elemento che possa darci la possibilità di riuscire a collocare sul mercato una determinata gemma, calcolando l'interesse che suscita tra i collezionisti (rarità) e in gioielleria (bellezza). Questo nuovo elemento lo chiameremo “commerciabilità".

Definiremo la commerciabilità come la capacità di una gemma di essere ricercata e desiderata sia sul mercato collezionistico sia su quello gemmologico. 

Ora che siamo in possesso di elementi validi per poter collocare una gemma con più precisione, potremmo essere in grado di attribuire un valore alla gemma stessa rispetto alla caratteristica presa in considerazione dove 10 sarà il valore più alto ed 1 il valore più basso, ricavandone così un coefficiente qualitativo.

I "punteggi" delle gemme
DIAMANTE
bellezza: 10 

durezza: 10 

rarità: 8 

commerciabilità: 10 

Totale 38/40 

SMERALDO
bellezza: 9

durezza: 7,5 

rarità: 8,5 

commerciabilità: 9 

Totale 34/40 

RUBINO
bellezza: 9 

durezza: 9 

rarità: 9 

commerciabilità: 9 

Totale 36/40


ZAFFIRO
bellezza:8,5

durezza: 9 

rarità:

commerciabilità: 9 

Totale 34,5/40 

TANZANITE



bellezza: 9,5 

durezza: 7 

rarità: 8,5 

commerciabilità: 8 

Totale 33/40 

BIXBITE


bellezza: 8,5 

durezza: 7,5 

rarità: 10 

commerciabiltà:

Totale 34/40 


Osservando i risultati della tabella sovrastante, notiamo come i valori finali si attestano su risultati simili, ad eccezione del diamante, pietra preziosa per eccellenza

Calcolando come pietre preziose, quelle gemme che superano la valutazione di 32/40, possiamo concludere che oltre alle "quattro storiche pietre preziose", sul mercato odierno sono presenti altre gemme che meriterebbero tale dicitura ("preziose"), ma nonostante questo troviamo delle difficoltà per quanto riguarda l'ampliamento del numero di elementi nell'insieme principale e notiamo, inoltre, perplessità dinnanzi la possibilità di creare un'ulteriore dicitura dove poter convogliare le pietre emergenti nell'odierno mercato, magari denominandola "pietre rare”.

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