L’ Amestista:
La leggenda delle cipolla
C’era una volta un bellissimo orto, dove crescevano cipolle belle e rare. C’erano cipolle che addirittura nessuno aveva mai visto, dai mille diversi colori. Nel cuore di ciascuna di queste cipolle vi era un gioiello (ma certo! Anche le cipolle hanno un cuore!). Così alcune contenevano un rubino, altri avevano zaffiri, smeraldi e ametiste e per ogni pietra preziosa conservata nel proprio cuore, le cipolle mostravano anche all´esterno il colore ad essa corrispondente. Ci fu il giorno in cui le altre verdure iniziarono a parlare: “Non può essere che queste cipolle abbiano simili colori!”. “ Assolutamente no. Non può andare bene ” dicevano in tono più forte -” E ‘una vergogna, avere queste cipolle nel nostro giardino! “,” Sono senza dubbio cattive cipolle! “intervennero altre verdure. E così le cipolle iniziarono a vergognarsi, cercando di fare del tutto e coprendo i loro colori con diversi strati, per rassomigliare il piú possibile alle cipolle ordinarie. Un giorno entrò nell´ orto un vecchio uomo. Quando vide le cipolle, chiese perché fossero così grandi. Le cipolle gli raccontarono della loro sofferenza, ognuna di loro aveva una propria storia, alcune di loro non riuscivano a ricordare neanche piú il colore del loro cuore. Il vecchio si commosse a sentire le loro storie e fu cosí che si originarono le lacrime, al gesto di tagliare una cipolla.
La leggenda del diamante
La pietra del sangue: il rubino…
Le gemme hanno affascinato l’uomo fin dai primordi della sua esistenza.
Ogni pietra preziosa vanta una propria storia, una sua tradizione ed una leggenda che accompagna le sue origini. Una delle leggende più curiose riguarda il rubino, che affonda le sue radici nella tradizione indiana.
Si narra che il dio-sole, Surya, rubò il sangue di Bala, un potente demone. Per evitare la reazione dei demoni, Surya (illustrazione a destra) si elevò in cielo. Il re demoniaco di Ceylon (Sri-Lanka), Ravana, tentò di fermarlo. Intimorito dalla ostilità di Ravana, Surya si liberò del sangue di Bala, facendolo precipitare nella terra di Bharata, come allora veniva chiamato il territorio dell’attuale India.Il sangue si distribuì in una zona circondata da una folta foresta. Le pozza formate dal sangue di Bala si allargarono fino ad assumere delle dimensioni molto ragguardevoli. La zona fu dichiarata sacra e venerata con il nome di Ravana Ganga.Con il passare dei secoli, il sangue si cristallizzò in modo da materializzare delle pietre preziose di un colore rosso intenso: il colore del sangue di Bala. Da allora il rubino è ritenuto un prezioso talismano, perché strettamente collegato con la vita del sole, che notoriamente procura calore e benessere.
Le lacrime delle eliadi:l’ambra
La mitologia greca narra di Fetonte, figlio di Elio, il dio del Sole e della ninfa Climene. Fetonte si trovò a dover dimostrare a Epafo di essere veramente il figlio di Elio, e gli chiese di poter guidare il carro del Sole.
Improvvisamente i cavalli si imbizzarrirono e portarono il carro altissimo nel firmamento, bruciando irrimediabilmente una parte del cielo e creando così la Via Lattea.Sempre sfuggendo al controllo dell’incolpevole Fetonte, i cavalli si avvicinarono pericolosamente alla Terra, sfiorando la Libia e desertificandola. Gli abitanti della Terra, atterriti, chiesero aiuto a Zeus, il quale colpì Fetonte con uno dei suoi fulmini. Il malcapitato cadde nella zona del Fiume Eridano (il nostro Po).
Le sorelle di Fetonte, le Eliadi, colte da uno struggente dolore, non si davano pace e piansero incessantemente amare e copiose lacrime.
Furono così trasformate dagli dei in biancheggianti pioppi, che continuavano comunque a lacrimare dense lacrime giallastre simili a resina: l’ambra. Questa bella gemma, di origine organica, è in effetti una resina che imprigiona spesso nel suo percorso e durante la sua formazione insetti o piccoli minerali. La tradizione la ritiene in grado di favorire la concentrazione e di opporsi alle negatività. Per questi motivi è spesso consigliata come amuleto per chi studia.
Lo smeraldo: Tra antico e nuovo testamento
Essendo una gemma importante, lo smeraldo è legato ad una leggenda che addirittura comprende storie dell’Antico Testamento.
E’ onesto evidenziare che la Religione Cattolica non riconosce queste leggende. Si narra che fu proprio lo smeraldo la gemma di cui Lucifero amava adornarsi e che si staccò dalla sua fronte l’angelo del male fu scacciato dai Cieli e sprofondò sulla Terra creando quella profonda voragine in cui Dante Alighieri collocò l’inferno.
Staccandosi dalla fronte di Lucifero, lo smeraldo testimoniò la sua presa di distanza dal male, e gli Angeli lo raccolsero e ne ricavarono un Calice.
A questo punto il Calice, e quindi lo smeraldo vengono associati addirittura alla storia del Sacro Graal. La leggenda lo vuole nel Paradiso Terrestre, recuperato da Seth, uno dei figli di Adamo e Eva dopo la cacciata dall’Eden, e poi affidato ai Druidi o addirittura a Ermete Trismegisto. Secondo alcuni sarebbe persino ricomparso nell’Ultima Cena, tra le mani di Gesù il quale vi bevette, sempre secondo questa specifica leggenda, durante l’istituzione della Santa Eucarestia. Lo smeraldo rimanendo quindi per secoli legato alla leggenda del Sacro Graal, viene perciò ritenuta la gemma che sconfigge il male in generale e il demonio in particolare. In passato venne usata a questo scopo in molti riti di altrettante religioni o credenze. Di concreto resta comunque l’affascinante bellezza e la sua capacità rasserenatrice dovuta anche scientificamente al suo colore. Va ricordato infatti che il colore verde, e questo è scientificamente provato, è riposante per gli occhi: per questo motivo i vecchi tagliatori di diamanti solevano conservare uno smeraldo sul loro banco da lavoro, per guardarlo intensamente di tanto in tanto.
Sull’apprezzamento di questa splendida gemma non è necessario fare complicate indagini di mercato: è sufficiente chiedere alle nostre signore!
Purezza e perfezione: lo zaffiro, pietra di re e vescovi
Non da ieri, il blu dello Zaffiro ha ispirato sentimenti e pensieri di purezza e perfezione. Nelle visioni della gloria di Dio, Ezechiele vide due volte “la somiglianza di un trono” che era “simile alla pietra di Zaffiro”. Oggi sappiamo che lo Zaffiro appartiene alla famiglia del corindone e si presenta in una vasta varietà di colori: rosa, arancione, verde, giallo, viola e nero ma il blu intenso è il più pregiato ed è la colorazione che maggiormente è stata protagonista di leggende e antiche credenze che si perdono nella notte dei tempi. Nella Bibbia, il colore incantevole degli Zaffiri fu usato figurativamente per descrivere le visioni della gloria di Dio: “sotto i piedi di Geova (Dio) c’era ciò che sembrava come un’opera di lastre di Zaffiro e per purezza come i cieli medesimi”. Sempre per il suo colore, lo Zaffiro fu collegato al concetto d’infinità dell’universo. L’antico popolo dei Persiani amava definire lo Zaffiro “lazvard”, letteralmente “che ha il colore del cielo sereno” essi ritenevano infatti che la terra fosse appoggiata su un enorme Zaffiro, il cui riflesso blu dava il colore al cielo, tanto da far chiamare la pietra anche “l’occhio del cielo”.Effettivamente, anticamente questa gemma proveniva esclusivamente dalle miniere dello Sri Lanka, ancora oggi la fonte mineraria di zaffiri più importante al mondo. L’area di maggior produzione si trova, infatti, nella parte sud orientale della grande isola cingalese a circa 60 chilometri da Ratnapura (“città delle gemme”).
Lo Sri Lanka non fu l’unica fonte mineraria famosa dall’antichità: ce ne furono infatti altre, come la regione del Kashmir in cui si trova una miniera rinomata in passato per la qualità cromatica delle sue gemme (il famoso “blu fiordaliso del Kashmir“), oggi quasi totalmente esaurita.
In epoca medievale questa gemma era indicata come “pietra del vescovo” poichè leggenda voleva che nel blu dello Zaffiro risiedessero i più alti e nobili valori spirituali dell’uomo e che la gemma fosse in grado di infondere saggezza, equilibrio di giudizio, giustizia e lealtà.
Di fama giunta sin ai nostri giorni, è lo Zaffiro di Sant’Edoardo gemma che appartiene tutt’oggi ai gioielli della corona inglese. Leggenda narra che il Re Edoardo la incastonò nel suo anello reale. Un giorno venne affiancato da un mendicante e non trovando denaro da donare al povero, il Re si sfilò il prezioso anello dal dito e lo diede all’uomo che, ringraziando, se ne andò. Anni dopo Edoardo ricevette la visita di due pellegrini che gli riportarono di aver visto in apparizione san Giovanni l’Evangelista. Il Santo disse loro che, travestito da mendicante, aveva ricevuto l’anello con lo Zaffiro dal re tanti anni prima, che desiderava gli fosse ora restituito e che lo avrebbe rivisto in paradiso di lì a breve. Così fu, il Re Edoardo il Confessore morì sei mesi dopo. Oggi la gemma è incastonata sulla sommità della Corona Imperiale.
Le pietre delle donne: le perle
Il fascino delle perle era ben conosciuto anche dagli antichi: le nobildonne romane reputavano la perla il gioiello più elegante e raffinato, e pare che la regina Cleopatra possedesse le due perle più grandi del mondo. Un’antica leggenda araba racconta che le perle sono gocce di luna cadute nel mare per adornare la bellezza femminile. Salomone sentenziava che ” una donna perfetta chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore.” Presso gli antichi greci, la perla era il gioiello di Afrodite e in quanto tale simbolo d’amore.
Si diceva che Afrodite fosse nata dal mare nuda, ma con un filo di perle intorno al collo. La perla era anche il gioiello preferito da Polinnia, la Musa addetta agli inni, ai canti e all’eloquenza. Inoltre, si credeva che la perla avesse poteri magici e taumaturgici, quindi veniva bevuta disciolta nell’aceto. Questa usanza, dalle origini molto antiche, durò presso le classi più elevate fino al Settecento. Si pensava che la perla fosse afrodisiaca, che rendesse la pelle bianca e luminosa, che avesse un effetto calmante sull’umore e lenitivo per i dolori di stomaco.
La leggenda secondo cui le perle “portino lacrime” risale al Medioevo: ancora oggi, si usa “pagare” con una monetina simbolica chi ci dona le perle, che in questo modo diventano acquistate, spezzando così il maleficio. Sicuramente, ancora oggi le perle continuano a conservare il loro fascino di “figlie del mare” nonchè il significato simbolico di pegno d’amore e l’eleganza innata. Per conservarle al meglio mantenendo la loro brillantezza, non si devono usare profumi e non bisogna pulirle con spazzolini che potrebbero danneggiarle.
La simbologia della cosa preziosa ben nascosta in fondo al mare è bene espressa da questa frase di Michel De Certeau “Come l’ostrica, anche le donne più dure, a volte, nascondono una perla.”
La leggenda del diamante
Una vecchia leggenda araba che racconta di una pietra normale che si travestiva sempre da pietra preziosa, perché voleva essere qualcosa di speciale. Così si travestiva da smeraldo, rubino o acquamarina ed era così brava che nessuno notava il suo travestimento. Un giorno arrivó un bambino che inizió a giocare con la pietra. Dopo un po’, stancandosi, buttó via la pietra, che cadde sul pavimento e si ruppe. Si scoprí che all´interno della pietra era nascosto un diamante. Morale della favola: é importante ció che si ha dentro e non l´aspetto esteriore.
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