Bastava un diamante per inventare le batterie che non finiscono (quasi) mai
Dopo aver lavorato sulle scorie radioattive, alcuni scienziati hanno messo a punto una batteria in grado di durare circa 7mila anni. Potrebbe essere utile in molti campi.
Forse è la scoperta perfetta. Gli scienziati della University of Bristol, Cabot Institute, hanno appena inventato un materiale in grado di riciclare le scorie nucleari e, al tempo stesso, generare energia elettrica. Sarebbe l’uovo di Colombo, se non fosse un diamante (artificiale).
Come tutti sapranno, l’energia nucleare viene prodotta in un processo chiamato fissione nucleare. L’uranio radioattivo viene diviso: questo genera enorme calore che vaporizza dell’acqua che, a sua volta fa girare delle turbine. E queste, alla fine, generano la tanta sospirata elettricità. Il problema di tutto il processo è che crea tantissime scorie radioattive. Queste vengono depositate in un apposito nocciolo di grafite, che le rende inoffensive fino a quando non perderanno la loro radioattività. Circa in 5.730 anni.
È da queste scorie che gli scienziati hanno pensato di ricavare qualcosa di nuovo. Prima surriscaldando la grafite radioattiva, in modo da far rilasciare la propria radioattività in forma gassosa, e poi sottoponendola a un ciclo di alte temperature e basse pressioni per ricavarne un diamante artificiale. Una piccola gemma in grado di generare corrente elettrica: basta incapsularla in un un altro diamante non-radioattivo, in grado di assorbire le emissioni pericolose, ed ecco che la batteria è pronta. Efficiente al 100%, con una vita incredibile: per l’anno 7746 d.C. sarà utilizzata a metà. Con questa energia, secondo gli scienziati del Cabot Institute, è possibile intervenire in situazioni in cui “non è facile cambiare o sostituire le batterie convenzionali”. Ad esempio, le batterie dei motori aerei, dei satelliti, delle astronavi. Oppure i pacemaker, o gli organi artificiali.
Se proprio, dal punto di vista piuttosto ristretto di LinkPop, non sarebbe male nemmeno riuscire a incapsularle in qualche smartphone. E si risolve così, per sempre il problema della ricarica, del cavetto (sempre più corto), della telefonata che si interrompe a metà. Sempre sul più bello.
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